1. Anime danzanti ©Raffreefly
    Racconto , edito

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    Racconti
    By Raffreefly il 20 Mar. 2020
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    Scese dall’auto vestita di sogni. L’estate volgeva al termine. Un vento freddo, le fece danzare il leggero abito di chifon. Indossava un sorriso di diamante e occhi di giada innamorata. Le gambe, come leggiadre gazzelle, seguivano note conosciute. L’espressione del viso, era come il sole d’agosto. Sicura di se avanzò, fino ad incrociare lo sguardo di lui, che sorridendo, le tese la mano. Danzarono tutta la notte. Le anime loro come oceani profondi, si sfiorarono, si conobbero, si amarono.
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    Last Post by Raffreefly il 20 Mar. 2020
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  2. Il mondo che verrà di Consalvo Romano
    Racconto , fantasy

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    Mi giro e rigiro nel mio letto: non ho sonno. Decido di fare un salto fuori e prendere una boccata d'aria e schiarirmi le idee.Raggiungo il terrazzo e scruto l'orizzonte. La luna è offuscata dalle ceneri che aleggiano nell'aria. Anche se la città dorme non mi sento al sicuro in questo posto. Vivo in questo palazzo da tre anni e anche se non mi manca niente ho paura dell'oscurità. Ho i brividi.
    Ho libri per riflettere.
    Ho un vecchio walkmen funzionante: ascolto musica anni ottanta. Mi rilassa.
    Ho cibo e acqua. Sono un privileggiato e non è poco di questi tempi.
    Ci sono persone che vivono ancora per strada al freddo o in vecchie baracche.
    Ho vestiti e scarpe nuove.
    Ho un letto per riposare. Dormire è una illusione.Ho un muro che mi ascolta in silenzio.
    Ho i miei ricordi che mi confortano quando la speranza si spegne come la fiammella di una candela al soffio delle mie labbra.
    Oggi posso dirlo non mi manca niente: ho tutto per vivere ma non ho un motivo per farlo.
    Sono al sicuro? No, nessuno lo è. Ci sono gli sciacalli che uccidono per un pezzo di pane. Ci sono Loro che sopravvivono da qualche parte e contiamo di stanarli e ucciderli al più presto. Desidero che la nostra Terra torni a essere un mondo sicuro per i nostri figli.
    Dove vivo adesso? In uno scantinato modesto e umido consumato dalla muffa.
    Lontano dai riflettori.
    Lontano dalle news quotidiane.
    Lontano dagli affetti più cari.
    Ho trascorso l'ultimo mese in silenzio a riflettere senza riuscire a chiudere occhio. Troppe morti mi hanno reso più fragile.
    Dormire è pericoloso: - Quando è stata l'ultima volta? - l'ho dimenticato.
    La paura di essere catturato e torturato da quelle cose mi ha tenuto sveglio e vivo in questi ultimi mesi, con l'angoscia che ogni mio ricordo possa essere distrutto da un momento all'altro: - Non voglio dimenticare i volti di chi mi è stato vicino! Urlo a gran voce.
    Se ti addormenti Loro entrano nella tua testa e si nutronono dei tuoi ricordi: diventano più forti e intelligenti.
    Quando ti risvegli dall'oblio non mostri più alcuna emozione. Poco tempo dopo, massimo uno, due giorni, muori: ogni funzione primordiale è azzerata.
    Quando succede portiamo le persone private della loro memoria in un vecchio hangar abbandonato, dove vengono soppresse con il potente siero B-22, sperimentato dal Dr. Groove. È indolore e immediato.
    Forse è crudeltà la nostra ma se dovesse capitare anche a me di essere catturato preferirei la morte piuttosto che vivere nell'oblio per l'eternità, in attesa di una cura... se mai si troverà.
    Quindi dico: - Amici... non giudicateci! - sospiro.
    Questa mattina abbiamo bonificato la periferia di Annovera e resa agibile. L'eliminazione di questi esseri ha richiesto un dispendio di energia elevato e la truppa è esausta. Loro ci hanno teso un'imboscata. Si contano le vittime: una ventina. Mi ritengo fortunato: faccio parte della Re...

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    Last Post by Raffreefly il 15 Mar. 2020
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  3. Il disequilibrio virtuale. di Raccontostorie
    Racconto breve

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    Racconto Raccontastorie
    By Raffreefly il 10 Mar. 2020
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    Ci sono donne troppo complesse per possederle, in questi casi è preferibile "vacanzeggiare" nei loro sentimenti senza nulla a pretendere, perchè non solo non ci riuscirai, ma ti cannibalizzeranno anche senza volerlo.
    Può capitarti di inciampare nella loro conoscenza e fino a che tutto è in disequilibrio le cose scorrono, i dialoghi i confronti ed un pizzico di sana malizia, tutto procede in una vaporosa direzione, ovviamente il disequilibrio è a loro vantaggio, non ci sarebbe nemmeno bisogno di specificarlo se il lettore fosse solo femminile, ma così spesso non è.
    Il tempo è indeterminato, questo tipo di rapporto può durare perfino interi, lunghissimi anni, un po perchè piacevole, un po perchè non ha una vera consistenza, entrambi si resta nel proprio recinto dove ci si sente abbastanza sicuri e così passano ore, giorni, mesi ecc. ecc.. e tu cominci piano ad abbassare le difese senza nemmeno accorgertene, cominci ad assaporare un sentimento, all'inizio è solo un gusto leggero ed impalpabile che si è affacciato alle labbra, sulla punta della lingua e sa di buono, ti piace, lo cerchi e ti sembra assurdo che questa persona sia ancora soltanto eterea, priva di pelle, mani, qualcosa da toccare, ci si può lasciar andare l'anima con qualcuno che non hai mai nemmeno sfiorato ?
    Che prezzo ha questo gioco ? Non puoi nemmeno immaginarlo quanto davvero costi, quanto costi affacciarsi ad un pc quando invece sei abituato a trasformare ben presto tutto in mani che si intrecciano, bocche che si incollano, lingue che si uniscono, e cosce larghe come una prigione.
    Ora che c'è una donna che ti tiene seduto qui oltre il tuo corpo, oltre il suo, hai paura, paura di perdere, paura di perderla, paura di sbagliare, paura di essere.
    Lei ha abbandonato il recinto, è pronta ad essere in equilibrio, accettala sfida, si mette in gioco, ti vuole, ed ora ? Sono pronto ? Posso davvero sopportare tutto questo ? Non voglio che tutto si sgretoli, io non voglio essere in equilibrio, se dovessi sbagliare tutto si scioglierebbe come ghiaccio al sole, un arcobaleno che muore a causa della sua bellezza, non voglio mordere una mela che potrebbe non darmi più il suo dolcissimo sapore, e cosa fare quindi ? restare il contemplazione di una mela ?
    Sembrerebbe assurdo me ne rendo conto, chi non vorrebbe avere tra le braccia il proprio sogno, il proprio desiderio più agoniato, chi è disposto a comprendere queste ragioni ? Il presente non esiste senza il proprio passato e non esiste se non diventa il proprio futuro, e ti ritrovi inchiodato al tuo recinto in preda alla paura.
    Che posizione così poco virile ! Gli uomini non ragionano così, gli uomini masticano ogni occasione ed ingoiano amplessi mai sazi dei loro istinti, che uomo sei ? Verrebbe da autoaccusarsi, tu non fai altro che idealizzare qualcosa che ha fattezze di donna, la vuoi come vorresti fosse più che desiderarla come realmente è, così che tutto resti esattamente dov'è, così che le...

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    Last Post by Raffreefly il 10 Mar. 2020
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  4. Salve a tutti, mi chiamo Corona di Erendal

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    erendal
    racconto
    By Raffreefly il 10 Mar. 2020
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    Salve a tutti, mi chiamo Corona, anzi mi presento meglio, come si conviene ai nuovi arrivati: il mio nome è Covid-19, ma potete anche chiamarmi Coronavirus. Di me si sta parlando molto, ma in pochi mi conoscono veramente, dal momento che non c’è vaccino che mi tenga a freno.
    Alcuni si prendono gioco di me, dicono che sono poco più forte di un’influenza! Che stupidi, io sono molto di più.
    Altri invece hanno talmente paura di me che cercano di evitarmi in tutti i modi, ma non serve.
    Altri ancora sono talmente impanicati che mettono a rischio l’intera comunità mondiale: questi ultimi soggetti io li adoro. E’ grazie a questi che ho iniziato a fare il mio bel giro del mondo.
    Da dove è iniziato?
    Alcuni dicono che io sia partita da un banco del pesce in Cina: che assurdità!
    Altri che sia un’arma batteriologica sfuggita al controllo umano.
    Ma io sono io, e basta.
    Non esiste focolaio che possa individuarmi, perché io sono onnisciente.
    Ero a Whuan, ma anche in Baviera. Mi piace il Nord Italia e la pianura Padana, ma non mi fermerò soltanto lì. Mi piace anche il mare, mi piace l’aria aperta per diffondermi meglio. Se mi trovate lungo la strada e mi prendete, forse non sarò tanto amichevole, ma io sono fatta così.
    Non sono una Birra e neanche un oggetto di lusso che indica sovranità, di quelli che gli idioti si infilano in testa e pensano di comandare. Sono io che comando, quando voglio non ne ho per nessuno.
    Sto anche scoprendo i viaggi in Africa e nel Sud America, continenti tutti da esplorare.
    Pensate di fermarmi? Provateci, se ne siete capaci! Non c’è amuchina che tenga o temperature sopra i 37 gradi centigradi. Vedrete, vedrete… cosa combinerò questa estate.
    Avete paura di me?
    Alzate le mascherine sopra i vostri musi e trattenete il respiro, svuotate i banconi dei supermercati, accalcatevi nelle stazioni. Io vi troverò ovunque siate.
    Pandemia?
    Imparerete a conoscermi, prima di me ne sono venuti altri ed hanno fatto molto peggio di me! Io almeno non sono brutta a vedersi.
    Pensate che in Italia sono più malati di calcio che di me, che vogliono continuare a giocare. Ah, il denaro. Questo denaro fa più danni di me. Il che mi fa arrabbiare.
    Lo sapete che in Antartide si stanno sciogliendo i ghiacciai da mesi e mesi e che lì sono intrappolati molti miei amici a voi sconosciuti? Se avete paura di me, figuratevi di loro.
    Loro sono in tanti, non una sola come me.
    E forse io vi sto venendo in aiuto, il vostro inquinamento è diminuito molto da quando ci sono io. Forse ve la caverete con poco anche questa volta, anche se non ve lo meritate. Io vi manderai un bel meteorite, come si è fatto con quei bruti dei dinosauri qualche milione di anni fa. Ma forse di meno, il tempo passa sempre troppo in fretta.
    Già penso a quando vi dimenticherete di me, sarà domani o poco più in là. Ma intanto, tremate e lavatevi le mani, starnutite sul collo del braccio, state a casa e non andatevene in giro, ch...

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    Last Post by Raffreefly il 10 Mar. 2020
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  5. Ninfe sparse di Deaexmachina
    Racconto

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    Deaexmachina
    Racconti
    By Raffreefly il 9 Mar. 2020
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    Aveva fatto un sogno antico: era bambina, con le ginocchia sbucciate, la bocca sporca di cioccolato, i codini e gli zoccoletti di legno, a giocare con i suoi amichetti come un maschiaccio.
    Evelina, sin da piccola, non badava ai cerimoniali e non seguiva i dettami. Le piaceva giocare sulla nuda terra ma senza scarpe chiuse; lavarsi i piedi era una tortura, poi, ma ne valeva la pena, come subire l'alcool sulle ferite, ma non avrebbe rinunciato ad arrampicarsi sugli ulivi. Ricordava perfettamente le gare a chi riusciva a scalarli, in quel campo di filari e filari di alberi, tutti diversi; non aveva mai vinto, ma non si era mai tirata indietro.
    Strana la memoria dei sogni e, ancora più insolito, ritrovarsi a rifletterci, con una tazzina di caffè, la mattina seguente.
    Aveva molti amici, maschi, d'allora; rispetto alle donne, gli uomini sapevano essere sinceri, se non ci si metteva di mezzo l'attrazione fisica, e il confronto con una mente maschile era sempre fruttuoso.
    Da loro, Eva aveva imparato a riconoscere e rinforzare la sua parte mascolina. Era combattiva, forte, autonoma; quei pregi li aveva sempre annoverati tra quelli virili che, ogni donna, serbava nell'animo.
    Ma, quella mattina, era giunta ad un'altra conclusione: ogni creatura riceveva, alla nascita, tutti i pregi e i difetti dell'uno e dell'altro sesso e, con la vita, ne scartava qualcuno e ne avvalorava un altro, per cui ci si scontrava in base alle scelte.
    Le donne si sentivano spesso in competizione per riflesso degli uomini con cui avevano a che fare. Tutte amazzoni per amore, per guadagnarselo o per rubarlo, come ancestrali tabernacoli dell'unico sentimento capace di far girare il mondo. Insomma, ogni donna era bella, ma la gara a chi lo fosse di più dipendeva dagli sguardi affascinati degli uomini. Al contrario, l'uomo non si curava della propria bellezza ma puntava su altre doti, caratteriali o materiali.
    I pensieri con se stessa erano sempre assurdi ed Eva aveva sorriso della sciocchezza appena proferita. Non si poteva generalizzare, suvvia!
    Proprio lei lo sapeva benissimo quanto fossero deleteri i pregiudizi e quanto potessero far male le cattiverie espresse.
    La mente passava da un ricordo all'altro, nella solitudine.
    Rivedeva i risolini beffardi e risentiva gli spifferi di malelingue durante l'adolescenza; i suoi chili di troppo le avevano arrecato parecchie lacrime notturne, eppure, a un certo punto, aveva reagito, ma senza sbraitare di rimando, con una determinazione silenziosa e ferrea.
    Quando le linee del suo corpo erano diventate appetibili, Evelina aveva adottato un sorriso enigmatico stile Monnalisa: un po' compiacimento e molta autostima, perché le sue smagliature sotto i vestiti le avrebbero ricordato sempre che lei ce l'aveva fatta.
    Una donna consapevole dei propri difetti ha il fascino dell'unicità.
    Evelina non era perfetta, ma si amava proprio in virtù delle mancanze....

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    Last Post by Raffreefly il 9 Mar. 2020
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  6. Il volo dell'anatra Mizio

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    mizio
    racconto
    By Raffreefly il 8 Mar. 2020
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    Oggi sarebbe stato il terzo giorno da quando l'anatra è arrivata, giunta da chissà dove, chissà dove diretta e chissà perché atterrata proprio nel mio orticello.
    L’ho trovata lì al ritorno dal lavoro, accovacciata nei pressi della ciotola dell’acqua per il gatto, l’ho trovata lì ma non l’ho subito riconosciuta. Aveva il capo ripiegato sotto un’ala e una zampa sollevata da terra, così che quello che appariva a prima vista era solo un ammasso misterioso e inquietante di carne e penne, come avrà pensato anche Ernestino mentre a debita distanza la studiava incuriosito.
    È stato un mio amico esperto di animali selvatici che mi ha rivelato la sua identità e mi ha consigliato di accudirla finché non si fosse ripresa dallo choc che sicuramente aveva subìto, per essere arrivata così vicino nel centro del paese e finché non fosse stata in grado di riprendere la sua migrazione verso sud. Mi ha anche suggerito di non farle mai mancare l’acqua e di darle qualcosina da mangiare, un poco di pane bagnato e qualche seme di girasole o chicco di granturco sarebbero andati benissimo.
    Un altro amico mi ha proposto spiritosamente l’idea di catturarla per farne ragù per le pappardelle, ma questa idea mi sono rifiutato di prenderla in considerazione.
    Contemporaneamente ho cercato di fare anche altro per lei ma lei a tutto ha resistito.
    Ha resistito, volando sul tetto di un garage vicino, al tentativo mio e di mio figlio di prenderla, dopo una velleitaria e inutile azione di accerchiamento, per poterla poi consegnare ad un'amica che ospita volatili di vario genere.
    Ha resistito, fuggendo lontano fin sulla sommità del condominio di fronte, al goffo tentativo di ben tre inviati dell'ufficio ambientale del Comune di catturarla per portarla non so dove, e questa cosa a ripensarci ora è sicuramente andata meglio così.
    Però è sempre ritornata, dopo ogni fuga. E sempre ha ripreso il suo posto, in silenzio, vicino alla ciotola d’acqua di Ernestino, senza mostrare alcun segno di rancore.
    Oggi infine sarebbe dovuto venire un altro mio amico del centro del Padule che sapeva come affrontare la questione e che avevo contattato condividendo alla fine con lui l’idea di riportarla nel suo ambiente naturale ma stamattina, quando siamo scesi, l’anatra non c'era più. Era volata via.
    Durante la giornata mi sono affacciato poi più volte alla finestra, quasi mi dispiacesse di non trovarla al solito posto. Anche Ernestino girovagava smarrito, come cercasse un amico scomparso.
    Noi tre: un gatto, un'anatra e un mangiatore di pappardelle.
    Mi piaceva pensare che non fosse giunta qui per caso, l'anatra, ma che mi avesse scelto fra tanti. Se credessi nella reincarnazione sono sicuro che sarebbe stato qualcuno che mi conosceva, che di me si fidava, che a me voleva portare il suo saluto.
    Mi piace pensare che dopo tutto questo lei abbia ripreso il suo volo verso paesi lontani, con nel piccolo cuore il ricordo di qualcuno che ha pensato ad aiuta...

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    Last Post by Raffreefly il 8 Mar. 2020
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  7. Dolce sapore di nuovo ©Raffreefly
    Da IL TERZO OCCHIO (erotico)

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    Racconti (erotico)
    By Raffreefly il 6 Mar. 2020
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    Roxy si svegliò di soprassalto nel bel mezzo della notte. Un brutto sogno l’aveva spaventata;madida di sudore, con il cuore in affanno, allungò la mano destra verso la bottiglietta d’acqua che stava sul comodino. Fece per accendere la luce, ma si ricordò di non essere sola nel letto. Andrea dormiva accanto a lei. Nell’oscurità del silenzio, si poteva avvertire il suo respiro. Si girò sul fianco sinistro e allungò la mano verso quel corpo caldo. I suoi fianchi era morbidi, le accarezzò la schiena nuda e, avvicinandosi a lei, le baciò i capelli, che ancora profumavano di sole.

    Andrea si svegliò appena e mugolò, afferrando la mano di Roxy, la portò alla bocca e la baciò. Le due ragazze si erano conosciute durante un servizio fotografico, che Roxy aveva fatto in occasione della mostra del pittore Miguel Rodriguez, estremamente apprezzato per la sua semplice espressione di dipingere il nudo femminile in modo sublime.
    Andrea era la modella ed i quadri di Miguel, sembravano reali ed animati da luci ed ombre perfettamente dosati, tanto da far risaltare ancora di più, la bellezza statuaria della sua musa. Roxy lavorava spesso con lui; erano amici di lunga data e tra loro c’era stima e profonda amicizia.

    Era bastato uno sguardo e tra Roxy ed Andrea, si era creata da subito, una sorta di complicità. Quella sera stessa, decisero di stare insieme e, dopo una pizza ed una birra, si rifugiarono a casa sua. Ora lei era lì, assonnata le stringeva la mano e ancora Roxy avrebbe voluto accarezzare quel corpo, sentire i suoi baci. Invece, quasi intimorita, rimane immobile ad ascoltare il calore che la invade ed il cuore che, ritmato, batte sempre più forte. Sorprendendosi, quando Andrea lentamente, fa scivolare la mano di Roxy lungo il suo corpo. Dirige le dita sui piccoli seni, per poi proseguire lungo il monte di venere. Ed una venere si sente, avvicinandosi ancora di più, inizia a baciarla con passione crescente, fino ad essere un solo corpo con un solo cuore che divampa ed esplode nella totale libertà.
    Lasciandosi andare a giochi, mai provati prima.
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    Last Post by Raffreefly il 6 Mar. 2020
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  8. Merlock Sholmes e il caso del ravanello indiano di Purpleone
    Racconto umoristico

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    Era da poco tramontato l’opaco disco del sole, e già le vie andavano colmandosi di quella nebbia rancida che solo il nostro vecchio Tamigi è in grado di generare.
    Mentre iniziava la vita notturna dei non pochi lestofanti del porto, in Baker Street era in corso un'accesa discussione.
    “Vi ho già detto infinite volte, signor Sholmes, che codesti vostri esperimenti finiranno per mandarmi a fuoco la casa. Ora basta! Sappiate che non intendo tollerare oltre queste vostre mattane! “
    Sholmes sollevò lievemente un sopracciglio e le rispose senza affatto scomporsi.
    “Cara la mia signora, ho detto e ripetuto, anche io infinite volte, che questa stamberga che voi ostinatamente chiamate “casa” non corre il benché minimo pericolo. Anzi, una sana esplosione potrebbe rimediare laddove i vostri discutibili gusti hanno fatto fiasco.”
    La signora Groptermaster fece per ribattere ma Sholmes non aveva finito e anzi andava infervorandosi sempre più.
    “Inoltre, dovrebbe ricordare che il sottoscritto, oltre ad essere il più geniale investigatore della terra, è anche un più che discreto chimico dilettante. Il fumo che impregna questa stanza altro non è che SCIENZA, e questo mio studio sulle ceneri combuste delle carte igieniche usate sarà, senza ombra di dubbio alcuno, di vitale importanza per la Giustizia!”
    Incapace di trattenermi mi lasciai andare ad un poco signorile battito di mani.
    Purtroppo questa manifestazione di maschia solidarietà irritò non poco la padrona di casa che mi lanciò uno dei suoi ben noti sguardi da medusa. Io però, ormai avvezzo a ben altri strali, chinai rapidamente il busto e lo schivai di buona misura. Non altrettanto lesta fu Matilde, la nostra tartaruga svizzera naturalizzata ebrea, che perse immediatamente i sensi.
    La megera, puntellandosi sui piedi e portando le mani ai fianchi in guisa d’anfora etrusca, si rivolse nuovamente a Sholmes.
    “Comunque non sarà bruciando carta igienica usata che troverete i soldi per pagarmi l'affitto di questo mese!”
    Avendo il vantaggio dell’ultima parola volse malamente le terga e uscì dalla stanza chiudendo con violenza l'uscio.
    “Caro Sholmes, credo che questa volta abbia ragione. Non vediamo un penny da ormai tre mesi.” azzardai sinceramente preoccupato.
    “Tranquillizzatevi Zotzon, vedrete che qualcuno arriverà a sollevarci da questa forzata inattività. Ne sono certo.”
    Con calma serafica riprese quindi a caricare la sua pipa gigante Nepalese con diversi pezzi di carta igienica usata. Si apprestava ad accendere quando il trillo a cucù del carillon che fungeva da battacchio mise in moto la sirena.
    “Questo è per noi!” Esclamò Sholmes trionfante alzandosi dallo scranno.
    “Ma, diavolo d'uno Sholmes, come avete fatto a prevederlo?”
    “Elementare caro Zotzon, elementare.”
    Poco dopo un bizzarro personaggio sedeva sulla poltrona stile Luigi XXX riservata agli ospiti. L’uomo veleggiava forse verso i due lustri, ma decifrarne l’età non era...

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    Last Post by Raffreefly il 5 Mar. 2020
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  9. L'aria del clochard di Eriot
    Racconto

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    Eriot
    Racconto
    By Raffreefly il 4 Mar. 2020
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    Anni ‘60. Un giorno il preside del mio liceo, in accordo con genitori e professori, decise di organizzare una visita (solo le tre quinte) al Cottolengo di Milano.
    La missione centrale di questo ospedale era (ma è ancora) quella di dare assistenza ai più deboli ed emarginati.
    Tra questi c’erano gli esseri umani nati con gravissime deformazioni fisiche e altrettanto gravi handicap psichici.
    Lo scopo della visita era di dare ai giovani liceali una visione della realtà un po’ più ampia di quella che la scuola mediamente offriva, portandoli a contatto con situazioni gravissime che la società, in generale, tendeva a occultare.
    Visitammo diversi padiglioni, guidati da due medici. Poi, verso la fine, ci fu chiesto se ce la sentivamo di visitare la piccola ala dove erano ricoverati queste persone così gravemente colpite nel fisico e nella psiche. Pur con qualche timore dicemmo tutti di sì.

    Non starò qui a raccontare ciò che vedemmo, tra deformazioni spaventose e situazioni in cui non si poteva capire come mai la natura avesse deciso di portare alla vita simili disastri genetici.
    Quella visita ci cambiò la vita. Lì per lì non potevamo capirlo, ma nessuno di noi poteva dire di essere lo stesso, nessuno poteva più dire di non sapere.
    Nelle settimane seguenti vi furono numerosi incontri tra noi studenti e persone specializzate sull’argomento per approfondire le problematiche cliniche, etiche e sociali che queste vite ponevano.

    Naturalmente tutto confluì nella domanda delle domande: fino a che punto può essere giusto o sbagliato portare e mantenere in vita questi esseri così colpiti dalla sorte?
    Altrettanto naturalmente si vennero ad evidenziare le due grandi correnti di pensiero che sono le medesime che si confrontano oggi sulla questione del fine vita.
    Ognuno di noi si formò la sua opinione al riguardo, con tutti i dubbi e i distinguo che tale opinione comporta.
    O meglio, dubbi e distinguo erano praticamente solo nella parte laico-libertaria, mentre quella che si basava su una visione fideistico-religiosa di dubbi non ne aveva, dato l’assunto: “Non siamo padroni della nostra vita, solo che ce l’ha data può togliercela”.
    Questa contrapposizione permane permarrà ancora per molto.

    Ma il senso di questo mio breve pezzo non vuole essere quello di intervenire su questa problematica. Voglio arrivare a un’altra considerazione: l’opportunità che la scuola attivi certe iniziative.

    Sono dell’idea che la scuola raggiungerebbe il massimo livello del suo compito istituzionale se promuovesse e moltiplicasse l’esperienza diretta degli studenti delle situazioni di sofferenza, povertà, emarginazione.
    Non c’è teorema, né ode poetica, né teoria filosofica che sia più importante da insegnare ai giovani che non le infinite sfaccettature della sofferenza umana. Non si potrà mai essere compiutamente donna, uomo o cittadino se non si ha una visione più ampia di queste.

    Insomma: vogliamo che i nostri figli si fermino...

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    Last Post by Raffreefly il 4 Mar. 2020
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  10. Amore per i cani ©Raffreefly

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    autobiografico
    cani
    racconto
    By Raffreefly il 4 Mar. 2020
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    Oggi vorrei parlarvi di cani; questi meragliosi esseri dalla psicologia affascinante e lineare.
    Sono cresciuta con i cani, ho imparato a camminare aggrappandomi con forza al mio Rol, un esemplare di pastore tedesco. Ho sempre cercato fin da piccina, di viverli, osservando il loro comportamento. Mi sono sempre sentita parte di un branco, loro hanno saputo starmi vicina, con discrezione e tanto tanto amore. Mi sono appassionata alla cinofila e ho avuto la fortuna e la gioia di conoscere diverse razze specifiche: pastore tedesco, pastore scozzese ( il buon Collie per intenderci), volpino della Pomerania, cocker english spaniel, setter inglese, boxer. Altrettanti meticci sono stati adottati e devo dire che ciò che distingue un cane acquistato, da un cane adottato in canile, è la sofferenza che si può leggere con estrema facilità negli occhi di quest'ultimi. Dunque, la gioia immensa di vedere poi "sorridere" quello sguardo che appariva perso, disorientato; la fiducia reciproca che pian piano si riesce a trovare, è un valore aggiunto inestimabile. Con la mia ultima boxer, Claire (la monella) ho scoperto un risvolto del boxer inatteso e, credevo di non farcela. Sarà che sono passati gli anni e non sono più giovane, sarà che Yuma, la precedente boxer, era l'opposto di Claire, in buona sostanza ho dovuto lavorare non poco per riequilibrare il bel caratterino.
    Uno dei problemi, potrebbe essere che ora per legge, gli allevatori possono vendere un cucciolo al compimento dei due mesi, e in genere, la mamma in quel periodo insegna ai propri cuccioli una bella e utilissima lezione di vita. In genere, ma non è sempre così. Per capirci meglio :
    La terza settimana di vita
    Inizia la fase transitoria della socializzazione primaria cioè il cucciolo inizia a percepire il mondo esterno: schiude gli occhi e le sue pupille reagiscono alla luce anche se non è ancora in grado di vedere gli oggetti o un movimento fino al 21esimo giorno circa. Comincia a sentire i suoni ma ancora non sa stabilirne l’origine.
    In questo periodo dorme meno mentre comincia a muovere la coda, ringhiare, abbaiare, leccare, mordere, masticare, fare i bisogni spontaneamente e stare seduto sulle quattro zampe.
    Questa è la fase della socializzazione primaria o intraspecifica cioè rivolta a membri appartenenti alla stessa specie: si sviluppa attraverso il gioco con i propri fratelli. È proprio questo il delicato momento in cui il cucciolo ha bisogno di apprendere quei comportamenti che da adulto gli consentiranno di comunicare con i propri simili, imparare i ruoli sociali, sviluppare il carattere. Per questa ragione è importante accarezzare spesso i cuccioli.
    Il periodo sensibile
    Da uno a tre mesi di vita il cucciolo è particolarmente sensibile, ricettivo e subisce un’influenza indelebile dagli stimoli esterni. È un periodo di grande esplorazione, elaborazione e apprendimento delle esperienze e si può cominciare a educare un cucciolo: inizia la conoscenza del m...

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    Last Post by Raffreefly il 4 Mar. 2020
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